mercoledì 11 agosto 2010

ASCANIO CELESTINI - La pecora nera

"Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera. Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l'hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d'Italia e a quel tempo ballava il liscio." (Ascanio Celestini)

(Roma, 1 giugno 1972) è un attore teatrale, regista cinematografico e scrittore italiano. 
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«Il manicomio è un condominio di santi. So' santi i poveri matti asini sotto le lenzuola cinesi, sudari di fabbricazione industriale, santa la suora che accanto alla lucetta sul comodino suo si illumina come un ex-voto.
E il dottore è il piú santo di tutti, è il capo dei santi, è Gesucristo».
Nicola ci racconta cosí i suoi 35 anni di «manicomio elettrico», e nella sua testa scompaginata realtà e fantasia si scontrano producendo imprevedibili illuminazioni.
Un libro, e uno spettacolo teatrale, frutto di quasi quattro anni di ricerca, nei quali Ascanio Celestini ha ascoltato e raccolto in giro per l'Italia storie di manicomi. Attraverso le testimonianze e le memorie di infermieri, medici e pazienti si è reso conto non solo che l'istituzione manicomiale è di fatto ancora attiva ma soprattuto che le angosce e le paure dei matti sono ben vive dentro ognuno di noi. Ed è per questo che le storie fantasmagoriche che vengono raccontate in questo libro sanno commuoverci e divertirci. 

La pecora nera – il DVD


Titolo: La pecora nera - DVD
Sottotitolo: La pecora nera. Il diario.
Autore: Ascanio Celestini
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero Video
Numero di pagine: 96
Si conclude, infine, che la tragedia del secondo millennio ha da esprimersi, piaccia o non piaccia, per finire, sul ponte di uno «scemo di guerra», nella figura, allegoria suprema, della «pecora nera».
Edoardo Sanguineti

Il Dvd: l’edizione in Dvd di La pecora nera, uno spettacolo culto che ha debuttato cinque anni fa e che continua ancora oggi a essere portato in tournée nei teatri di tutta Italia. Nicola racconta i suoi trentacinque anni di degenza in manicomio mescolando realtà e fantasia, comico e tragico, fino a farci commuovere e ridere insieme.
I contenuti extra: la testimonianza di Alberto Paolini, entrato a quindici anni al manicomio di Santa Maria della Pietà e lí rimasto per quarantadue anni.

Il libro, La pecora nera. ll diario: in questo inedito taccuino Ascanio Celestini ha raccolto frammenti di diario, racconti inediti e una lunga testimonianza di Adriano Pallotta, che è stato infermiere al Santa Maria della Pietà di Roma, uno tra i piú grandi manicomi d’Europa.

LA PECORA NERA di Ascanio Celestini

Ascanio Celestini e il libro che ha dato vita al suo ultimo film, in gara al Festival di Venezia.

01.08.2010 - Angela Di Matteo

La Pecora Nera di Ascanio Celestini
Incredibile a dirsi, ma nasce tutto dal manicomio. Un film, uno spettacolo teatrale, un diario. Tutto dalle pagine di un libro, frutto di una ricerca durata quasi quattro anni tra le pareti bianche dei manicomi. In giro per l'Italia, Celestini ha ascoltato medici, infermieri e pazienti, fino a rendersi conto che l'istituzione manicomiale non è stata ancora smantellata. Ascanio Celestini scrive come parla, e non saprei dire quale arte gli riesce meglio. Rapide e corpose le parole scivolano sulla carta e si riflettono nella mente creando suoni, immagini, odori. Pagina dopo pagina vediamo i prati delle campagne abbruzzesi, la suora che sgrana il rosario alla cassa di un supermercato e un branco di poveri matti chiusi in un manicomio da trent'anni. Pagine colorate, vive, che si arrampicano sul dialetto del centr'Italia e catturano il lettore con una concatenarsi di risate. Non aspettiamoci, infatti, grandi trattati sulla giustizia divina e sulla dignità dell'uomo, nessuna accusa contro la puzza di vomito incrostata alle lenzuola o alla dubbia vocazione di suore e infermieri. "La pecora nera" è semplicemente la storia di Nicola.
Nicola si racconta fin da piccolo, fin da quando suo padre gli comprava il cremino d'estate e le caldarroste d'inverno e i suoi fratelli lo escludevano per chiudersi "dentro al capanno con queste donne degli anni Sessanta" lasciandolo "fuori in mezzo alle pecore". Fin da quando s'era innamorato di Marinella e l'aveva sfidata a mangiarsi un ragno vero nella sagrestia, perché tutti e due volevano essere degli eroi. E ora Marinella fa la commessa ed è prigioniera del supermercato. Fin da quando andava con sua nonna a portare le uova fresche al manicomio. Sua nonna che s'era messa "le scarpe e le calze grosse della farmacia" e diceva "è fresco quest'ovo. C'ha ancora la puzza del culo della gallina". Ma lui ancora non lo sapeva che in quel manicomio ci sarebbe rimasto tutta la vita.
Nicola parla di sé ma senza farlo apposta lo fa un po' in prima e un po' in terza persona, si sdoppia e così gli sembra di avere un amico. Lui e Nicola. Un matto con cui la sera va a fumarsi una sigaretta in terrazza, un matto simpatico che accompagna la suora a fare la spesa. E quando parla lui trattenere le risate è impossibile. Tra gingle pubblicitari, prostitute marziane, pecore intelligenti e papi polacchi che resuscitano, racconta storie e segreti esileranti e forse quel secondo Nicola siamo proprio noi, talvolta così simili che vorremmo starci noi sulla terrazza del manicomio a fumarci quella sigaretta e a fine libro ci sembra di averlo conosciuto davvero.
Il manicomio di Nicola è un "maniconio elettrico", dove usano la corrente per accendere il cervello alle persone perché smettano di avere paura del buio. Anche a sua madre, legata e ridotta a un vegetale con la faccia "dura come un mattone", le avevano illuminato il cervello e una volta morta glielo avevano pure aperto, per capire cosa non andasse, da dove venissero certe malattie e certe paure. Peccato che certi dottori non avessero capito che la paura del buio non si può curare, perché la paura del buio non è una malattia.

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